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Da Valle delle Sfingi al Rifugio Lausen passando da Croce del Gal e Baito Senotti. Ritorno per Sengio Rosso e Via Cara.

Distanza con altitudini: circa 10 Km
Dislivello positivo: m.517
Quota massima: m. 1340
Tempo medio di percorrenza: 3 h 30 m circa escluse soste


Un classico giretto che faccio spesso con i bimbi quando vogliamo raggiungere il rifugio Lausen.
Percorso quindi adatto anche per chi ha bambini che non brontolano a farsi 10 km circa di camminata totale, ma spezzata magari da un bel pranzo o cena con qualcosa di buono proprio al rifugio Lausen.

Parcheggiamo l'auto a fianco strada ad inizio della famosa Valle delle Sfingi, in alternativa potete lasciare l'auto anche al parcheggio iniziale di Camposilvano (parcheggio a pagamento), il percorso è bene o male quello, avrete qualcosa in più di strada nel ritorno e meno all'andata. 


Per comoda strada bianca iniziamo a dirigerci verso la Valle delle Sfingi , sulla destra a modo di sentinella proprio ad inizio percorso vigila il Fungo. 


Si passa a fianco di Malga Brutto e arriviamo così alla famosa Valle delle Sfingi. Una delle zone più conosciute e tipiche del Parco Regionale della Lessinia, una piccola valletta dove sono presenti numerosi monoliti di roccia calcarea. Migliaia di anni d'erosione degli agenti atmosferici hanno modellato questi blocchi creando una vera e piccola “città di roccia”. 


Lasciamo sulla nostra sinistra Malghe Buse di Sotto e teniamo sempre verso est risalendo il prato erboso,  ricco di crochi in questo periodo . 




Mio figlio per far prima sapendo che sul crinale fronte a noi corre poi il sentiero della "Via Cara" che dovremmo prendere, decide di inerpicarsi per il prato costeggiando il muretto a secco che sale sulla nostra destra. Per chi se la vuole prendere comoda può invece seguire il sentiero (nella traccia gps è presente nel ritorno) e fare la via più comoda che sale un po' più dolcemente e ci ricollega comunque al sentiero poco più a nord. 

Ricongiunti sulla Via Cara , nonché il sentiero 253 prendiamo in direzione sud per scendere verso contrada Kunech. Chi decide inizialmente di parcheggiare l'auto al parcheggio ad inizio Camposilvano arriverà poi esattamente in questo punto a fine strada asfaltata dopo la contrada. 

Qui la strada forestale prosegue in discesa e in pochissimi minuti ci troviamo alla Croce del Gal. Una delle tanti croci presenti in Lessinia, ma di notevole dimensioni in cui si può ancora leggere l'anno 1864 di quando fu realizzata.



Proprio alla croce fronte noi abbiamo la prima deviazione da prendere, si punta sempre in discesa verso est, a sinistra rispetto alla direzione da cui provenivamo e prendiamo il sentiero 251 che si dirige verso Tecchie.
Durante tutto il percorso è comunque sempre ben segnalato come raggiungere il rifugio Lausen.

La strada continua a scendere di dislivello, si percorre sempre parte di tratturi delimitati dalle solite laste di pietra messe a taglio a delimitare il passaggio dei mezzi agricoli dai pascoli. 



Poco prima di arrivare a Tecchie vicino ad un grosso albero troviamo le indicazioni per Lausen dove dobbiamo svoltare ancora una volta alla nostra sinistra puntando verso nord. 
Siamo ad una altitudine di 1116 m, il punto più basso della nostra escursione , da qui in poi ci aspetta un po' di salita da fare.  La strada con alcuni tratti in cemento dove si fa più ripida sale velocemente, fa un paio di tornanti fino ad arrivare nei pressi del Baito Senotti e ci si ritrova così sula stessa dorsale  che risale al Sengio Rosso.


Fronte a noi infatti possiamo notare il nucleo di costruzioni che compongono la Malga Sengio Rosso  da cui passeremo  poi al ritorno. 
Infatti poco dopo qualche centinaio di metri  troviamo  l'indicazione di svoltare e imbocchiamo la stradina che troviamo sulla nostra destra .

La strada scende ancora per un po', per poi riguadagnare leggermente quota per giungere sul pianoro dove si trova il rifugio Lausen .
Camminando ad andatura bimbi ci impieghiamo poco meno di 2h con pause e foto varie varie durane il percorso.

Il rifugio è in una bella posizione assolata , dominante sul territorio a sud di quel che era un tempo il comune di Azzarino. 
Decidiamo di pranzare al rifugio e gustare i piatti tipici del territorio. 
Ai gnocchi di malga ovviamente non si riesce mai a rinunciare, ma prima così giusto per stuzzicare l'appetito un bel tagliere di formaggi e affettati misti dove spicca una giardiniera veramente top!

Sgroppino offerto , vi  consiglio la grappa XXX segreta e ripartiamo.

Percorriamo per un breve tratto la stessa via dell'andata e quando arriviamo alla seconda fila di rulli troverete una freccia di legno senza alcuna indicazione indicare verso destra. Un muro a secco che corre come un serpente sul versante indica la via da prendere. 

E' una deviazione che accorcia di poco e permette di arrivare direttamente al Sengio Rosso, in alternativa potete ritornare sulla dorsale dell'andata e poi risalire per la strada sterrata che risale il crinale da quella via.

Arriviamo così dopo circa 40 minuti alle antiche malghe del Sengio Rosso.

Ci lasciamo il Sengio Rosso alle spalle e proseguiamo sempre in direzione nord risalendo la strada sterrata e arriviamo così  fino a incrociare l'altra strada forestale che taglia perpendicolarmente. A destra si arriverebbe all'altra Malga Sengio Rosso , la Bassa,  ma noi svoltiamo a sinistra in direzione ovest verso Malga Norderi.

Bene o male sempre su strada bianca quasi pianeggiante superiamo la malga, la vicina Croce dei Norderi e dopo circa 20 minuti dal Sengio arriviamo ad un crocevia.  A destra si risalirebbe in direzione dei Parpari, diritto si scenderebbe a Malga Casotti mentre noi dobbiamo svoltare a sinistra per avvicinarci in zona di Camposilvano.

Siamo nuovamente sulla Via Cara , che percorriamo ancora una volta in discesa e passiamo proprio a fianco di Malga Buse di Sopra. 
Si continua agevolmente in discesa gustandoci il bellissimo paesaggio che si vede della Val Sguerza e arriviamo così ad un cancello rosso. 

Superato quello,  dopo circa una 20 di metri troverete sulla vostra destra un sentiero che conduce nuovamente alla Valle delle Sfingi. Per chi  non ha seguito l'idea di mio figlio di tagliare il sentiero è dove sarà passato all'andata.  

Chi non avesse intenzione di vedere la Valle delle Sfingi e magari ha parcheggiato l'auto al parcheggio o nei pressi del Museo di Camposilvano può proseguire dritto e arrivare nuovamente a contrada Kuneck.

Imbocchiamo il sentiero che scende e che ci porta nuovamente nella Valle delle Sfingi e da li a poco  quindi all'auto, una mezzora circa di discesa da Malga Norderi, 1h30 dal rifugio Lausen.
 
Traccia in formato gpx kml

Il percorso


Al Patriarca del Baldo da Malga Gambon e Passo del Cerbiolo.

Distanza con altitudini: circa 10,5 Km
Dislivello positivo: m.703
Quota massima: m. 1414
Tempo medio di percorrenza: 2 h 30 m circa escluse soste

Stavolta andiamo fuori dagli standard, non è Lessinia ma Nicola ha insistito per vedere un articolo pubblicato della giornata trascorsa assieme, e d'altronde dopo un vero book fotografico che ha realizzato come dargli torto?

Abbandoniamo la Lessinia per un attimo (ultimamente capita molto frequentemente a dire il vero) e ci spostiamo nell'altro versante, o come racconta il regista Anderloni, andiamo dal gagliardo giovane dagli occhi azzurri del Garda, il principe Montebaldo.

Nicola venerdì lancia il sasso di andare a vedere il Patriarca del Baldo, avete presente la nostra Regina? ecco pure lei ha il suo amore, il Patriarca, un abete bianco secolare di dimensioni eccezionali.


Il meteo promette bene, nella notte ha pure imbiancato e così partiamo, qualche minuto dopo le 8 siamo già "parcheggiati" appena dopo Malga Gambon. Causa neve ci fermiamo poco dopo la malga appena ci è possibile lasciare l'auto in sicurezza a bordo strada, in caso prima potete optare per il parcheggio dell'osservatorio astronomico.

L'aria è bella fredda , il termometro della macchina segna 1 grado , purtroppo sul resto delle temperature durante il tragitto non posso dirvi nulla perchè il sensor temp della Garmin si è rotto giorni fa e mi ha definitivamente abbandonato. 



Indossiamo gli scarponi in fretta, ci bardiamo di tutto punto e partiamo in direzione nord, tappa intermedia il Passo del Cerbiolo.

La strada è imbiancata, sotto ai piedi 10 cm di neve fresca ma si cammina agevolmente.



Dopo un paio di tornantini, dopo circa 25 minuti di cammino siamo all'altezza di Malga Prazagano, la strada spiana e scende per un po' prima della bella rampa di salita che da lì a poco dobbiamo affrontare. 
Di fronte a noi si può già vedere il Passo del Cerbiolo, poco sotto la sua omonima malga.

Iniziamo la salita, sarà la neve oppure il ginocchio non proprio del tutto a posto sia mio sia di Nicola ma abbiamo il fiato corto. Ci domandiamo scherzosamente quindi se anche il cavallo "di Lei sa chi" sarebbe salito in queste condizioni tranquillo o meno. 
Poco prima di arrivare al passo, vuoi anche per prendere un po' di fiato, diamo una sbirciatina alla malga Cerbiolo, posta davvero in una bella posizione panoramica.

Ripartiamo, mancano poco meno di 400 metri per arrivare al passo, circa una 70 di metri ancora di dislivello. 
Ci manca il muro finale, si un muro vero e proprio perchè il vento che soffia dalla parte opposta ha accumulato molta neve giusto poco prima di scollinare. 1 metro e abbondante che aggiriamo passando ai lati.



Eccoci, arriviamo al passo a quota 1370m in 1h, 3,5 km fatti e se prima le poche folate d'aria che arrivavano erano fastidiose qui sono invece insopportabili. 


Sferzanti, pungenti o come direbbe un mio caro amico "cattive come il kren" !!


Non perdiamo tanto tempo, giusto un'occhiata alla segnaletica e in fretta e furia ci buttiamo in discesa in direzione di  Malga Fassole con la speranza che almeno lì il vento si plachi.



Dopo pochi metri l'aria cala, il cielo è limpido con un bel sole splendente. La natura offre il meglio di sè, un vero e proprio spettacolo. 
Fronte a noi un paesaggio invernale da cartolina, siamo circondati da faggi secolari, le punte degli abeti imbiancati dalla neve fresca spiccano nell'azzurro turchese del cielo, una favola insomma!


Superiamo dei paletti in legno e ci addentriamo nel bosco fino a quando non troviamo dopo 5 minuti il cartello che ci indica la deviazione per il Patriarca. Svoltiamo a sinistra e dopo un paio di minuti eccoci arrivati alla meta.

Il Patriarca , un monumentale abete bianco di circa 150 anni è impressionante, maestoso, sembra un enorme candelabro e stando quanto indicato nel libro "Alberi monumentali d'Italia" ha una circonferenza del tronco di 610 cm e raggiunge un'altezza di 31 metri. 
Ma la caratteristica che rende la pianta assolutamente particolare, tuttavia, è il portamento del fusto che anziché essere dritto e unico come di norma si presenta nell’abete bianco, si divide a circa 2 metri di altezza in otto grosse branche a formare una sorta di enorme candelabro appunto.


Dimenticavo, se volete potete reperire il libro on line direttamente dal sito del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali al seguente indirizzo: 
https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/13577

Nicola con una grande passione per la fotografia non perde tempo, piazza subito il cavalletto e si mette all'opera per cercare le inquadrature migliori. Io nel frattempo cerco di starmene fuori dalle riprese e mi godo questo posto magico, il silenzio e il profumo del bosco. 

Non possono poi mancare le foto di rito che evidenziano la stazza del Patriarca del Baldo e quanto siamo piccoli di fronte a lui.   



Ai piedi del suo tronco in una cavità troverete pure nascosta, per modo di dire perchè è stata volutamente piazzata in bella vista, la cache GC88K8Q.

Una firma del nostro passaggio nel logbook e a stento trattengo le risate, merito sempre "di Lei sa chi" e di quel che ha scritto ! numero 1!   

E' ora di riprendere il cammino di ritorno che sarà sempre sulla stessa via dell'andata almeno fino al Passo del Cerbiolo.
Prima però optiamo per un spuntino di metà mattina o pranzo anticipato vista l'ora, e il posto perfetto per la pausa è la bella assolata Malga Fassole a quota 1312 da dove eravamo passati poco prima.




Panino e birroccia e godersi il panorama oltre a riempire la pancia scaldano il cuore :-D




Purtroppo ho i tempi piuttosto contati così non ci dilunghiamo più di tanto e riprendiamo la salita verso il Passo del Cerbiolo.
Il paesaggio è fantastico, con il sole i fiocchi di neve sembrano piccoli diamanti, anche la temperatura si è alzata rispetto all'andata e si sta veramente bene tanto che nemmeno ci accorgiamo di aver fatto la salita e arriviamo nuovamente al Passo del Cerbiolo.  



Qui decidiamo giusto per non rendere l'itinerario identico dell'andata di tornare stando a mezza costa del monte Paloni, dal passo infatti parte in direzione nord un sentiero che anzichè percorrere la strada forestale fatta all'andata taglia a mezzo monte e arriva a Malga Prazagano. 
La neve presente al passo copre tutto e il sentiero non è visibile, ma basta fare qualche decina di metri per trovare poi la via. 
Bellissimo questo tratto di sentiero innevato che passa nel bosco, è un'alternanza di luci ed ombre. 


Ed è impossibile non resistere ad ogni passaggio sotto un albero di scrollarlo per darsi una bella imbiancata.


Il sentiero bene o male corre in piano e in un attimo arriviamo a Malga Prazagano. 

Ormai manca poco alla macchina e restiamo di stucco di come nel frattempo il paesaggio è mutato. Il bianco della neve sulla strada sta lasciando sempre più il posto al marrone della terra, e se all'andata eravamo le poche anime vive presenti ora tutto ha preso più vita e di escursionisti ne incrociamo diversi.

Arriviamo all'auto con circa 10 km fatti , 2h30 circa di camminata pause escluse,  e con la certezza che torneremo sicuramente a breve a bazzicare queste zone!!


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Il percorso

Da San Giorgio a Cima Trappola passando per Passo Malera e infine salita a Castel Gaibana e ritorno.

Distanza con altitudini: 6,6 Km
Dislivello positivo: m.481
Quota massima: m. 1865
Tempo medio di percorrenza: 2 h circa escluse soste


Giretto tranquillo in fuga dalla calura padana. 

Quando Nicola nel primo pomeriggio mi manda un Whatsapp chiedendomi se ce ne andavamo a fare un giretto al fresco non ci ho pensato più di tanto a rispondergli “Sicuramente!” 
Il tempo di organizzare lo zaino e appena sono riuscito a staccare dal lavoro ci siamo trovati a San Giorgio alle 18 in punto come deciso. 
Zaino leggero, niente reflex , niente cavalletto e aggeggi vari, solo cibarie, fornelletto , qualche birra e la frontale. 

Ne è uscito un giro inedito (motivo per cui ho deciso anche di pubblicarlo), nel senso che mi sono reso conto di non aver mai raggiunto Cima Trappola salendo dal Passo Malera, solitamente percorro quel tratto in discesa perché al Trappola ci sono sempre arrivato percorrendo il Vallon oppure scendendo dal Castel Gaibana e risalendo l’ultimo pezzetto di pendio. 
Bello anche averlo percorso in questo orario con pochi escursionisti sul nostro tragitto, ben più numerosi  i camosci invece che abbiamo incontrato. 
Aria frizzantina e luce calda del tramonto. 

Inedito poi perché era da un pezzo che non bazzicavo la zona e ne è spuntato un’attrazione per me nuova, ovvero l’installazione di un obice posizionato in una delle vecchie postazioni d’artiglieria che qui erano presenti durante il conflitto WW1. 


Ma andando con ordine. 

Parcheggiato l’auto nell’ampio parcheggio di San Giorgio si comincia a salire il Valon tramite il sentiero 287 che dopo circa 15 minuti comincia a piegare verso destra per guadagnare quota sul fianco del Castel Malera e portarci così in circa mezzora al Passo Malera a quota 1722. 


Dopo una veloce pausa per goderci il panorama e la vista sulla Bella Lasta, disquisendo sulle sue orme di dinosauro, riprendiamo puntando in direzione nord. Il sentiero ben visibile risale tenendo il fianco della montagna e i resti della vecchia trincea che correva sul crinale. 


In tranquillità arriviamo in un’altra mezzoretta a Cima Trappola a 1865m, è il punto più alto di tutta la Lessinia. Un camoscio quasi sulla vetta ci guarda per nulla impaurito, anzi si è scansato dal sentiero solo quando sarò stato a non meno di 3 metri da lui. 



Impagabile la vista che si ha verso il Gruppo del Carega e curioso il fatto che da Cima Trappola non si riesca nemmeno a vederne un rifugio, fateci caso, si può scorgere solo  Malga Campobrun,  mentre il rifugio Pertica , Scalorbi e Fraccaroli restano nascosti.



Dato che ci siamo prefissati come nostra meta per la cena il Castel Gaibana, abbandoniamo Cima Trappola e imbocchiamo il sentiero che scende al Valon. 
Dopo qualche metro di discesa troviamo una brevissima deviazione che a destra conduce al vecchio cippo di confine tra Regno Lombardo Veneto e Tirolo, è il cippo n° 202 con incisa la data 1855. 


I cippi di confine sono gran parte numerati e in Lessinia troverete la numerazione che va dal 91 (ex 101) presente sulla statale 12 poco a nord di Ossenigo fino ad arrivare al n° 216 al Passo della Lora e ricalcano quello che è ora l’attuale confine provinciale tra Trento e Verona. 
Se l’argomento è di vostro  interesse vi suggerisco una letta all’ottimo libro di Laiti e Bottegal intitolato “Il confine fra la Casa d’Austria e la Repubblica di Venezia sulla Lessinia”.

Giunti al Valon la sorpresa, come l’analogo presente nei pressi di Bocca Gaibana, qui sotto ripreso in uno scatto notturno di Nicola , 
anche qua è stato posizionato un obice. Originariamente vi era una batteria di obici da 149 G puntati verso la Vallarsa mentre ora vedrete un obice da 100 mm ricalibrato in 105/22 mod 1914/61 Skoda.



Curiosa poi anche l’altra tabella illustrativa presente che spiega lo scopo di quell’accumulo di pietre presenti li vicino, non spoilero nulla e vi invito a passare così potete scoprirlo voi stessi. 

La fame comincia a sentirsi, pertanto proseguiamo, ci manca solo l’ultimo pezzo di salita che ci porta sopra al Castel Gaibana. 

Impossibile però non fermarsi prima una decina di minuti ad osservare i numerosi camosci. 



Sono loro i padroni qui delle aspre pareti rocciose a ridosso del Gaibana, e la scena che abbiamo di fronte non può che far ricordare proprio l’immagine del camoscio che ne da’ Erri De Luca nel libro “Il Peso della farfalla”: 

"Gli zoccoli del camoscio sono le quattro dita del violinista. Vanno alla cieca e non sbagliano millimetro. Schizzano su strapiombi, giocolieri in salita, acrobati in discesa, sono artisti da circo per la platea delle montagne. Gli zoccoli del camoscio appigliano l’aria. Il callo a cuscinetto fa da silenziatore quando vuole, se no l’unghia divisa in due è nacchera di flamenco. Gli zoccoli del camoscio sono quattro assi in tasca a un baro. Con loro la gravità è una variante al tema, non una legge." 

Arriviamo finalmente a Castel Gaibana e allestiamo il campo base per la serata alla terrazza panoramica.


D’altronde a mio avviso questo è l’unico posto decente per chi arriva quassù , sorvolo nel commentare il resto della zona, tra lo stato attuale di quel che rimane del rifugio Gaibana, l’impianto della seggiovia in disuso da anni e antenne varie non troverei nemmeno le parole. 

Fortunatamente invece la vista che si ha guardando verso nord fa dimenticare di cosa sta alle nostre spalle e non potete nemmeno immaginare quanto sia stato appagante bersi una birra coi colori accesi del tramonto. 


L’aria è piuttosto sferzante, il termometro del mio Garmin segna 11° gradi e ad essere onesti rimpiango di non aver messo nello zaino dei guanti leggeri, ma la zuppa di fagioli è pronta, ci pensa quella a scaldarci e dato che la pancia non è mai piena (almeno la mia) questo giro ci siamo pure concessi un bis con un risotto. 

Arriva purtroppo l’ora di partire, il sole è tramontato da un pezzo e si accendono le frontali. 
Ci aspetta la discesa,  visto il buio e il non poter rientrare troppo tardi ci resta solo l’alternativa di percorrere la pista da sci per raggiungere San Giorgio. 
Diversamente vi consiglio piuttosto di seguire il crinale dirigendovi verso ovest in direzione di Bocca Gaibana, un itinerario leggermente più largo ma sicuramente più appagante. 

Ci facciamo coraggio e varchiamo l’arco di uscita della terrazza panoramica, un passaggio vero e proprio per un altro mondo. Fortunatamente il buio nasconde il più dello scempio del Gaibana, resta solo la discesa della pista, lì le ginocchia non possono far finta di nulla e sentono ogni singolo passo, e così ricordo a Nicola che sta discesa mi sta sulle p***e farla quanto il sentiero 108 in salita delle creste del Carega :- D . 

Fortunatamente San Giorgio è li sotto, in poco meno di mezzora siamo nuovamente al parcheggio e pure stavolta si è fatto chiusura, ci sono solo le nostre 2 auto.

Traccia in formato gpx kml

Il percorso


Buongiorno a tutti, piccola nota di servizio.

Il team di Feedburner ha annunciato che il servizio di abbonamento via email a partire dal 1 luglio non sarà più disponibile. 
Di conseguenza il widget degli abbonamenti via email di lessiniagps.blogspot.com che vi permetteva di ricevere una mail ad ogni nuovo post pubblicato sarà disattivato.

Ma non preoccupatevi, per continuare ad offrirvi lo stesso servizio ho trovato già l'alternativa e quindi ecco il passaggio a Follow.it https://follow.it .
Per chi era in precedenza già abbonato alle newsletter non dovrà far nulla, tutti i precedenti iscritti continueranno a ricevere una mail ad ogni nuovo articolo che verrà pubblicato come è sempre avvenuto fino ad ora, noterete solamente un layout diverso e quindi non sorprendetevi.

Per i futuri nuovi lettori del blog che decideranno di rimanere aggiornati anche tramite le newsletter sarà ancora possibile farlo e basterà registrarsi semplicemente tramite l'apposito banner che trovate nel sito e che ovviamente è già sul nuovo servizio Follow.it.

Tra l'altro Follow.it ha delle funzionalità aggiuntive che non esistevano in Feedburner, alla pagina https://follow.it/lessiniagps?action=followPub&filter  potete  definire dei filtri che più vi aggradano e scegliere più canali di consegna, ad esempio ricevere le tue notizie tramite Telegram, e molto altre novità sono in arrivo.

A presto e come sempre buone camminate a tutti.

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Dal Grietz passando per i Dossetti , Malga Vigna - Malga Crenzi e giù verso quasi a contrada Scandole e rientro per Scalon e contrada Sauro

Distanza con altitudini: 8,3 Km
Dislivello massimo: m.333
Quota massima: m. 1372
Ascesa accumulata: --- m
Tempo medio di percorrenza: 2 h circa escluse soste


Qualche settimana fa avendo mezza giornata libera e vedendo il tempo che reggeva decidiamo all’ultimo io e mia moglie per un giretto in Lessinia. Dovendo rientrare per il primo pomeriggio scelgo di non spingermi tanto distante e per una località di partenza vicina e comoda da raggiungere quale è la località  Grietz.

Scelgo spesso il Grietz come punto di partenza , lo trovo comodo specie se si vuole puntare verso nord  zona Bocca di Selva come solitamente faccio (uno dei miei giri preferiti coi bimbi è raggiungere zona Folignani passando per  Malga Baston di Sotto) ma stavolta decidiamo per una tranquilla passeggiata in direzione Scandole, giusto per sgranchirci un po’ le gambe e soprattutto staccare la spina per qualche oretta.

E’ un percorso che consiglio in autunno e ad inizio stagione o per lo meno in orari consoni quando ancora non ci sono quelle giornate afose dato che a parte dei brevi tratti nel bosco poi si è sempre esposti al sole. 

Lasciata la macchina al parcheggio del Grietz dove è doveroso per chi non lo avesse ancora fatto dare un’occhiata alla famosa Giassara e alla ben fatta tabella che illustra l’antica attività di un tempo della produzione del ghiaccio,  

Giassara del Grietz



si imbocca la strada forestale che sale nella faggeta in direzione dei Dossetti. 


Poco prima della malga il capitello dedicato alla Madonna della Corona e fatto costruire dai coniugi Brutti e Leso emigrati in America del Sud nel 1884, fa da spartiacque se prendere per direzione Tinazzo/Zamberlini o se tenere la destra come decidiamo di fare.

Superato il cancello rosso arriviamo a malga Dossetti 

Malga Dossetti

qui la strada scende leggermente fino ad arrivare all'incrocio con il sentiero CAI n. 255 che ci porterebbe verso Malga Moscarda passando per la Baston di Sotto. 

Manteniamo la sinistra invece in direzione di  Malga Vigna , dopo pochi metri si può notare una bellissima nonché tipica strada delimitata da laste, è un tratto del sentiero che scenderebbe nuovamente verso contrada Tinazzo nonché anche parte del famoso sentiero E5.  Si prosegue stando sempre su strada bianca , stiamo in sostanza aggirando le contrade Zamberlini e Tinazzo ben visibili sotto di noi e arriviamo a malga Vigna. 

Malga Vigna

Qui non si può far a meno di osservare l’impressionante faggio secolare a guardia della malga, la cavità del suo tronco fa anche da riparo ad un piccolo presepe.



Malga Vigna è il punto più alto di questo itinerario, d’ora in poi fino a raggiungere contrada Scandole sarà tutta discesa. Proseguiamo e in pochi minuti tra timidi accenni di fioritura arriviamo così a Malga Crenzi, alle sue spalle in alto è ben visibile il Baito Magaello.

Malga Crenzi

Superata Malga Crenzi ci infiliamo sempre in discesa giù nel vajo immersi nel bosco. Questo è l’altro tratto dove troverete un po’ di ombra fino a giungere alla contrada Scalon. 
Poco prima di arrivare alle Scandole troverete sulla strada una vecchia malga. 


Qui si deve voltare a sinistra , sull’albero vicino alla pozza troverete chiaramente l’indicazione  per Scandole e dovrete superare poi il filo spinato messo a modo di cancello. 



Ci addentriamo sempre più nel bosco, 


qualche scoiattolo incuriosito ci osserva saltando tra un ramo e l’altro e arriviamo così in prossimità di contrada Rollo. Volendo qui, puntando proprio in direzione della contrada,  si potrebbe tagliare e arrivare nuovamente alle contrade Zamberlini Tinazzo ma decidiamo invece di proseguire tenendo la destra in direzione di Scalon.
Dopo qualche minuto di cammino il bosco comincia a diradarsi per lasciare spazio al pascolo e arriviamo così a Scalon. 

La contrada chiusa e di recente restauro ha al suo fianco una caratteristica chiesetta del 1837 costruita dalla famiglia Massella in segno di gratitudine per non aver contratto il temibile morbo asiatico, allora era il colera , oggi è il covid e in quel senso pare che i tempi non siano poi cambiati di molto.

chiesetta in contrada Scalon

La targa posta sopra l'architrave della porta recita:
"a perpetua memoria - Rocco e fratelli Massella - protetti dall'invasione del morbo asiatico - mostrano a Dio, a Maria ed a Santi - la loro gratitudine - coll'eriggere a proprie spese - questa chiesetta - nell'anno 1837. ^-^ e Giovanni Batista Schala - la regalato il posto.


Dopo una breve sosta continuiamo per qualche metro in direzione sud per svoltare quasi subito a sinistra verso est dove troviamo contrada Sauro. E’ una delle più antiche strutture e meglio conservate della Lessinia , la parte centrale infatti che è la costruzione più vecchia risale al 1400.  

Superato Sauro continuiamo a guadagnare quota risalendo la piccola valletta posta tra i Dossetti e Monte Valpiana e una volta sopra ci ritroviamo sulla stessa via percorsa qualche ora prima all’andata, siamo arrivati infatti nuovamente nei pressi di Malga Dossetti. 

Da qui in 15 minuti riscendiamo dal bosco per arrivare nuovamente al Grietz dove avevamo parcheggiato l’auto.

L’itinerario come avete intuito è una semplice e piacevole passeggiata che potete tenere in considerazione quando cercate un po’ di tranquillità e volete evitare il flusso di persone che generalmente optano per dirigersi verso Malga Moscarda/Bocca di Selva. Lo svantaggio è che non si hanno punti di ristoro , quindi in caso valutate di essere attrezzati con viveri propri se dovete pranzare/cenare, oppure fate come il sottoscritto , quando si è fatto una certa ho accelerato il passo per poter pranzare in tutta tranquillità e molto bene in un nuovo agriturismo aperto da poco a Bosco Chiesanuova. 

Buona camminata e alla prossima.
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