Cima L'Aguz e i camosci
Da Bocca di Selva  per rif. Podesteria fino a Cima L'Aguz. Ritorno per cima Mezzogiorno e M.te Tomba.
Lunghezza: 13,8 Km
Dislivello: m. 192
Ascesa accumulata: m. 414
Ascesa accumulata: m. 414
Quota massima: m. 1719 
Tempo medio percorrenza: 3h 30m / 4 h
Finalmente
domenica dopo tanto tempo sono riuscito a reinfilarmi gli scarponi  e
farmi  un giretto di qualche ora. 
Ho deciso di
svegliarmi presto in modo di essere già di ritorno quando generalmente il più
della gente arriva in  Lessinia.
E così
infatti è stato , quando sono tornato al parcheggio a Bocca di Selva alle 9:30
circa , ecco che incrociavo i primi trekker mattutini,  ed è stato troppo
divertente vedere le loro facce stupite che mi vedevano già di ritorno. Ma le
mie belle 3 ore e più di camminata le avevo già fatte, e mi sono goduto il
giretto in perfetta solitaria tra marmotte e camosci.
La partenza
di questa escursione come già detto è a Bocca di Selva, raggiungibile
percorrendo la statale per San Giorgio, superata località Tracchi bisogna
svoltare a sinistra per Bocca di Selva -Podesteria. 
Alle 
6:20 eccomi pronto, accendo il gps  e mi incammino immediatamente  in
direzione del Monte Tomba. visto anche la temperatura esterna di 3° gradi.
La prima
parte del tragitto devo dire che è un po’ monotona , il paesaggio non ancora
illuminato  a pieno dalla luce del sole sembra tutto uguale.
Sotto il
MonteTomba non avendo ancora ben chiaro l’itinerario che volessi fare ma avendo
solo l’idea di raggiungerre  la parte più a nord della Lessinia, decido di
prendere la variante 255 b che taglia in direzione nord ovest verso il rif.
Podesteria e poter poi prendere poco più  a nord il sentiero 113 per cima
L’Aguz. 
Raggiungo
così il rifugio dopo 20 minuti, e dato che era ancora chiuso, mi disseto un
attimo , un ripasso veloce alla mappa e decido così di ripartire
immediatamente. 
Ricordatevi
che nei pressi del rif. Podesteria c’è anche la cache GC2A2YZ.
La parte più
bella del tragitto è da qua in poi, il paesaggio infatti comincia a svegliarsi,
spuntano i primi raggi di sole e si cominciano ad udire i primi canti degli
uccelli.
Questo
piacevole sottofondo ad un tratto viene interrotto da un fischio che mi
richiama all’attenzione verso alcuni massi poco distanti. Infatti 3 marmotte
saltellano a poco distanza dalle loro tane. Purtroppo lo zoom della mia misera
macchina digiitale  compatta mi fa rimpiangere ogni volta di non avere
qualcosa di più professionale a portata di  mano. 
Si continua
in leggera discesa percorrendo sempre il sentiero 113  fino in prossimità
di una curva a sinistra dove lo si deve abbandonare. E’ impossibile sbagliare
( avete cmq sempre la traccia)  in questo tratto a destra vedrete 2
cunicoli realizzati per il primo conflitto mondiale e vi è anche un cartello
poco più sotto che indica che il sentiero scende ad Ala. 
Chi ha dieci
minuti di tempo potrebbe scendere  e andare a vedere i resti dell’antica
osteria La veceta, punto di ristoro un tempo per i contrabbandieri e i loro
inseguitori che percorrevano questi luoghi per raggiungere il più vicino Impero
Asburgico e scambiare le merci che all’epoca erano gravate dai dazi doganali
oppure proprio vietati nello stato Veneto come la coltivazione del tabacco. Si
trattava di un'attività faticosa e rischiosa, ma redditizia.
Se andate di
mattino presto da  questo tratto di sentiero in poi  dato che
normalmente è anche poco frequentato, vi consiglio di non fare eccessivo
rumore. Dal bosco sottostante infatti è facile che i camosci risalgano verso i
prati  in cerca di cibo, ne ho incontrati una decina da cima L’Aguz lungo
tutto il crinale verso Cima Mezzogiorno.
In questa
parte sono numerosi anche i sistemi di trinceramento che potete vedere,
 sono stati realizzati nel primo conflitto mondiale ma mai di fatto
utilizzati in quanto il conflitto qua non è arrivato e si è spostato subito più
a nord.
Eccoci così
arrivati a cima  L’Aguz e,devo dire che fa  un po’ impressione 
vedere gli strapiombi di cima Mezzogiorno per chi generalmente arriva da sud e
conosce solo i declini più dolci della Lessinia.
Mi fermo un
po’ ad ammirare il paesaggio, curiosare in giro e fare 2-3 foto. Consulto
l’orologio e visto la buona andatura mantenuta,  (1h 40’ da quando ero a
Bocca di Selva)  decido di risalire in direzione di Cima Mezzogiorno. 
Questo è l’unico tratto impegnativo dell’escursione, la salita che avviene
costeggiando il filo reticolato lungo il crinale della Valle dei Ronchi è da
prendere con tutta tranquillità. 
Durante la
salita alla sommità ci sono dei camosci incuriositi che sembrano  aspettarmi, e
dopo avermi osservato per un po’ zigzagare per rendermi il pendio meno duro,
decidono di averne visto abbastanza e spariscono nel bosco sottostante.
Appena
giunti sul piano noterete i basamenti circolari dei famosi cannoni da 149,
sulla base di uno di essi si può ancora leggere il numero della batteria
933esima che nel 1916 era diretta dal tenente Ruggero Jenna. 
Da qui 
il 6 giugno 1916 partirono i colpi di sbarramento contro agli austriaci
posizionati nelle località di Anghebeni, Foxi e Raossi.
Lasciate le
postazioni alle nostre spalle vi sarebbe la possibilità di salire a Cima
Mezzogiorno, ma vista l’ora e il tempo non proprio stupendo decido di prendere
la via del ritorno.
In piano si
passa così per Malga Scortigara di dietro e si arriva a Pozza Morta e da li si
continua verso sud in direzione del Monte Tomba per arrivare infine di nuovo a
Bocca di Selva .
Il percorso
 
 


 
 
 
 
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