Ciaspolata nella Val Sguerza al Sengio Rosso

Kunech, Val Sguerza, Malga Tese Norderi, Sengio Rosso, Contrada Tecce, Croce del Gal, Kunech

Distanza con altiduni: 8,8 Km
Dislivello massimo: m.242
Quota massima: m. 1342
Ascesa accumulata:  314 m
Tempo medio di percorrenza: 3h40' circa escluse soste


Bellissima alba quella mattina a Kunech, quando il sole irrompeva con la sua forza e le nuvole d'improvviso diventavano rosso fuoco.



Tutto attorno l'atmosfera divenne più dolce e le tonalità di azzurro e lilla dipengevano il paesaggio della Lessinia trasformandolo in un mondo fiabesco.


La ciaspolata permette di farvi conoscere in parte il territorio di Azzarino, uno dei XIII Comuni Cimbri della Lessinia, appartenuto al Vicariato delle Montagne fino all’avvento di Napoleone che nel 1797 lo accorpò al comune di Velo.

Si parte da Camposilvano, io ho lasciato l'auto nei pressi del Museo Geopaleontologico di Camposilvano che vi invito assolutamente di andare a visitare.
Già la zona della partenza meriterebbe un'approfondita sosta, nelle adiacenze infatti si trovano due interessanti fenomeni naturalistici, il famoso Covolo di Camposilvano, una grotta di origine carsica parzialmente franata e la bellissima Valle delle Sfingi.


Il racconto di quella mattina.



Parcheggio l'auto e sembra proprio che oggi non sia una giornata molto promettente. Il gps nemmeno si accende, batterie defunte (fortunatamente con me ho sempre un cambio nello zaino). Poi le ghette dimenticate a casa e cosa più grave la fotocamera con solo 1 tacca e mezza di batteria a disposizone. Iniziamo proprio bene, assesto le ciaspole nuove di fiamma, questi contrattempi rischiano di farmi arrivare tardi all'appuntamento, e dato che il sole sorge a minuti mi dirigo in fretta verso la Contrada Kunech.
Da osservare sull'ultima casa un capitello inserito nel muro ed una lapide del 1884 con la scritta: "BONA VITA BONA MORTE MALA VITA MALA MORTE".

Poi la magia, inizio il sentiero 253 che percorre il crinale della Val Sguerza e l'alba fa capolineo come calcolato e mi regala momenti intensi, spettacolari che riempiono l'animo. Mario Rigoni Stern diceva: "Spegni l'auto e vai a camminare. Alzati quando è ancora buio, sali in montagna e gustati l'irripetibile scena di veder nascere il sole, il meraviglioso trionfo della natura. Scopri il paesaggio che ti circonda, ascolta il cinguettare degli uccelli. Solo così potrai dire di avere vissuto veramente. " e non serve quindi aggiungere altro.

Poco importa poi se la giornata è stata grigia, piatta con il sole nascosto dalle nuvole e che non regalava nessuna nota di colore. Ero già stato ampiamente ripagato e saziato di vita.



Continuo a salire la Val Sguerza per l'antica «Via Cara» che segue rettilinea il crinale che forma il fianco destro orografico della valle: sguerza vuol dire guercia (cieca da una parte) perchè in fondo la valle sembra essere chiusa da un dossetto a cupola. 

Le tracce di ciaspolatori precedenti svaniscono man mano che avanzo. L'aria infatti sferzante e fredda sposta la neve creando dune che cancellano i passi di chi nei giorni scorsi mi ha preceduto. 


Arrivo nei pressi del cancello dove ad ovest sale il sentiero che proviene dalla bellissima Valle delle Sfingi. La neve lo avvolge e lo congela, si apre quel tanto che basta per infilare le ciaspole una alla volta e passare oltre. 

Guardo le nuvole sopra i Casotti avvolto dai primi chiarori dell'alba , il paesaggio coi suo faggi solitari è dipinto di un colore azurro grigio strano. 


Dietro a me la traccia che ho lasciato nella neve sembra muoversi di pari passo con le nuvole leggere e veloci che corrono nel cielo. 



Mi lascio a sinistra la bella Malga Buse di Sopra col suo "tabarro", cioè col comignolo con i fori riparati da lastre quadrate, a difesa dal vento, e oltrepasso anche Malga Tese Norderi dove rimango un po' perplesso per l'aggiunta alla originaria stalla di una costruzione diciamo non proprio in sintonia con gli elementi tipici dell'architettura cimbra.

Poco distante alle sue spalle si trova una bellissima stele di pietra, eretta a ricordo di una morte cruenta ma non rara su questi monti esposti facilmente e frequentemente ai temporali estivi. Sotto la croce è scolpita un'epigrafe che recita: «ADÌ 16 7BRE 1839 QUI FÙ COLPITO DA FULMINE GIOVANNI DALLA VALLE DI BOLCA. GIO BAT. POZZA E PIETRO FF»

Proseguo in direzione est verso Sengio Rosso. La strada che scende verso Sengio Rosso Alto che poi dovrò percorrere, è nascosta dalla neve ma intuibile. Prima preferisco fare una piccola deviazione per uno sguardo alla Malga Sengio Rosso Bassa con il Carega innevato alle sue spalle.



Ritorno sui miei passi e finalmente arrivo nel luogo più interessante di questa escursione, al Sengio Rosso Alto appunto, dove il dubbio se questo nucleo di costruzioni sono da classificare come contrada ( e la Malga è distinta poco più sotto) oppure se è da considerarsi a tutti gli effetti tutt'uno con la denominazione di Malga Sengio Rosso Alto.




Se qualcuno ne sa qualcosa di più sarei ben felice di togliermi il dubbio, perchè in effetti il numero di costruzioni qui presenti che compongono il Sengio Rosso Alto è abbastanza anomalo e più che a una malga inducono a pensare ad una contrada di medie dimensioni.

Interressanti e molto caratteristici i due «bocaròi» (aperture che permettevano l'aerazione del fieno) a forma di occhi posti sulla grande stalla centrale, nonchè l'arbio ormai distrutto vicino al pozzo di pescaggio acqua.


Mi lascio il Sengio Rosso alle spalle e proseguo in discesa fino a dove il sentiero fa un ampio tornante. Qui il desiderio di provare le ciaspole nuove in abbondante neve fresca ha preso il sopravvento ed inizia così la mia serie numerosa di fuoripista. Scendo diritto giù dal crinale in direzione sud puntando decisamente verso il Baito Sental. Mi addentro in un boschetto ed ecco che ci sbuco proprio alle spalle.
Interessante questo luogo, isolato ma al tempo stesso facilmente raggiungibile. Penso che se avessi più tempo per appostarmi e ascoltare i rumori o seguire qualche pista si potrebbe benissimo fare qualche bel incontro con gli animali che popolano questa zona. Ci ritornerò.

Difronte a me una piccola valletta risale il pendio sovrastante ed è libera dalla vegetazione, salgo da li, sicuramente è la via più comoda. Risalirla con la neve richiede uno sforzo da non sottovalutare, riesco a fare 2-3 passi e poi sono obbligato a prendere fiato col mio cuore che pompa e batte talmente forte che sembra quasi che esca dal petto. Arrivo in cima, e finalmente al rifugio Lausen, che essendo chiuso mi limito ad osservare in lontananza dal cancello.

Ora senza un'idea ben precisa su quale via del ritorno intraprendere mi incammino verso ovest per rispostarmi comunque più vicino alla zona del rientro. Non seguendo un sentiero ufficiale raggiungo così il Baito Senotti dove poco distante dal baito mi ricollego alla sottostante carrareccia ben visibile e che scende alla contrada Tecce.

Poco prima di arrivare alla contrada ci si immette nel sentiero 251, che se non siete distratti come il sottoscritto vi permette con direzione ovest di raggiungere in poco tempo la Croce del Gal . Ahimè invece, io ho perso il bivio, e così sono arrivato in contrada Tecce, dove però ho potuto scambiare amichevolmente 4 chiacchere con un anziano che abita la contrada. Dopo averlo salutato ho dovuto levarmi le ciaspole essendo qui una strada principale e quindi tenuta pulita dalla neve. Percorrendo per un po' la strada asfaltata , si supera un capitello eretto nel 1895, e si arriva fino a poco dopo contrada Laste dove un cippo di confine ricorda che siamo nel vecchio comune di Azzarino. 



Reindosso le ciaspole e imbocco il sentiero che in direzione nord mi porta alla Croce del Gal.

E' una croce massiccia che reca scolpite le iniziali del committente (C C) e l'anno di realizzazione 1864.
Leggendo in internet ho scoperto che doveva probabilmente sostituire una croce precedente, fatta erigere forse a scopo apotropaico (dal greco apotrépein = "allontanare") . Era credenza, nel passato, che quando tre strade si incrociavano come in questo caso, allo scoccare della mezzanotte, streghe, anguane e orchi passassero di qui, facendo strage dei malcapitati che avevano la sfortuna di transitare in quel momento.


Proseguo oltre, altri 400 metri di leggera salita ed eccomi nuovamente a contrada Kunech dove 4 ore prima avevo assistito a quella bellissima alba.

Da li a poco arrivo all'auto con la consapevolezza ancora una volta che Lessinia = Magia !!



Traccia in formato gpx kml

Il percorso


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