Sul limitare della Lessinia

San Giorgio – sentiero 250 strada dell'Alta Lessinia - Bocca Gaibana - sentiero di confine - Cima Sparavieri - Cima Mezzogiorno - Malga Scortigara di Cima - Podesteria - Pozza Morta - sentiero 250 - San Giorgio.

Distanza con altiduni: 15 Km
Dislivello massimo: m.835
Quota massima: m. 1799
Ascesa accumulata: --- m
Tempo medio di percorrenza: 4h 30' circa escluse soste


Dopo un periodo di inattività "editoriale" torno a pubblicare qualcosa sul blog.
Fortunatamente non è che in questo periodo di assenza abbia fatto a meno di bazzicare in Lessinia anzi, penso di averla frequentata come non mai, ma non ho più inserito nulla di nuovo perchè semplicemente sono sempre stato in zone già note (inutile proprorre mille varianti di giri in parte già calcati) e poi perchè ultimamente mi ero dedicato più a fotografare che a camminare.

Ieri sono però ritornato in Lessinia alla vecchia maniera, e ora sono qua a trasmettervi le mie emozioni non attraverso la fotografia ma raccontandovi una mia camminata, in fondo forse è quello che mi riesce meglio. Spero che leggendo queste 4 righe sbilacche un po' voglia di ripercorrere questo itinerario vi venga, ho preso e messo da parte la fotografia "impegnata", solo "scatti volanti" e ho camminato su e giù per i splendidi pendii, tra camosci, mucche al pascolo e malghe.




Sono uscito anticipando l'alba , per me quelli sono i momenti migliori per godere a pieno molto di quello che la Lessinia ha da offire e vuoi sperare anche di certi incontri con gli animali che la popolano.
Sono alzatacce è vero, specie se fatte dopo sole 4 ore di sonno, ma quando sono li ed infilo i scarponi e faccio i primi passi, la stanchezza svanisce e non posso fare a meno ogni volta di emozionarmi quando le prime luci dell'alba tingono tutto di caldi colori.

Il giro si snoda sugli alti pascoli della Lessinia centrale proprio sul suo limitare con la sottostante Val di Ronchi. Partendo da San Giorgio in direzione nord ovest si abbandona presto il sentiero 250 per seguire poi  il crinale. Sono diversi sali e scendi su un sentiero non segnalato sulle mappe ma comunque sempre ben evidente, che corre a fianco dei paletti di filo spinato che delimitano il pascolo,e che porta a toccare prima Cima Sparavieri e poi Cima Mezzogiorno. Da li si scende in direzione di Malga Scortigara di Cima e dopo aver passato Podesteria si fa rientro su comodo sterrato col sentiero 250 nuovamente a San Giorgio.

Cielo cupo a San Giorgio, dove arrivo di buon ora. Le nuvole oggi la fanno da padrone e so già che difficilmente vedrò un'alba bella e colorata, ma poco importa, è comunque uno spettacolo.
Lascio l'auto nell'ampio parcheggio, proprio sotto al bar la Genzianella dove inizia il sentiero 250 che è anche conosciuto come la strada provinciale sterrata dell'Alta Lessinia. Mantenendo direzione nord ovest si passa a ridosso prima della Malga Gaibana e poi si arriva a Bocca Gaibana dove si innesta il sentiero 110 che sale dalla Val di Ronchi e si può godere di un bel panorama sul Carega. 

nuvole minacciose sul Carega

Nei pressi una croce con incisa la scritta : "Questa croce abbraccia e ricorda l'anime belle di Pezzo Leone e Mazo Giovanni tragicamente periti il 14 agosto del 1919 qui sul monte Gaibana per fatale scoppio di cieca granata bellica a soli 16 anni senza le carezze estreme delle care madri" rimanda il pensiero alla grande guerra.


Ancor oggi sono ben evidenti diversi sistemi di trinceramento difensivo che interessano tutta la zona dell'alta Lessinia. 

Qui abbandoniamo la strada sterrata e ci dirigiamo a nord verso il confine per percorrerne poi tutto il crinale, e saliamo sul Dosso San Nazaro. Il sentiero non è riportato su alcuna mappa ufficiale, tuttavia è ben segnato e calcato da sempre dagli escursionisti. In qualsiasi caso se avete dubbi su quale direzione percorrere ricordatevi di camminare sempre lungo il filo spinato di delimitazione. Stando in cresta oltre a permettervi di godere di un'ampia visuale sul versante trentino, certamente se andate di prima mattina, avrete la fortuna di vedere i camosci che risalgono dai boschi sottostanti per banchettare sui vicini pascoli. Ne conterete a decine, subito pronti a ritornare a nascondersi nel bosco non appena avvertiranno la vostra presenza.
 
camosci sul confine

Proseguendo arriviamo così a toccare Cima Sparavieri, una croce e la bandiera nazionale che sventola al vento segnano il punto più alto della nostra escursione a 1799 metri.

Cima Sparavieri
Qui è inevitabile fermarsi ad ammirare il paesaggio, le malghe Gasparine di mezzo e di dietro cattureranno sicuramente la vostra attenzione, sembrano proprio dei piccoli diamanti incastonati perfettamente nel più bel e splendido diadema quale è la Lessinia.

Malga Gasparine di dietro

Mi lascio Cima Sparavieri alle spalle, altri camosci sono poco più avanti appena inziata la discesa sempre lungo il confine che conduce a Cima Mezzogiorno.
Non si sono accorti ancora del mio arrivo, e fortunatamente tra me e loro ho alcuni pini che mi permettono di avvicinarmi di più rispetto ai precedenti avvistati. 

Mi fermo un po' ad osservarli, in rigoroso silenzio e nascosto, è sempre un'emozione nuova, diversa dalle precedenti e immagino i bellissimi scatti che avrebbero saputo ottenere i vari Signori, Perlato, MagicaLessinia & company.
E' ora di andare, i camosci si danno alla fuga e io arrivo così a Cima Mezzogiorno. 
I segni della guerra qua sono più chiari, poco più in basso un cartello di legno che riporta la scritta monte Mezzo Corno era un punto strategico durante il primo conflitto mondiale. Da qui partirono i colpi di sbarramento, oltre Cima Carega, contro Anghebeni, Foxi e Raossi, località presidiate dagli austriaci.

Siamo sui resti di una postazione dove erano presenti 4 cannoni da 149 A e 149 S batterie mobili e batterie campali a lunga gittata e dei quali ora si possono ancora individuare i basamenti circolari. Sulla base di uno di essi si può leggere il numero della batteria, 933esima, che nel 1916 era diretta dal tenente Ruggero Jenna.

il basamaento circolare con la scritta

altro basamento circolare

Riporto quanto trascritto dal diario storico del Settore sinistra Adige, dove si leggono le operatività:
«6 Giugno ore 9:30. Ala segnala che truppe nemiche a scaglioni si inoltrano per il vallone di Foxi, ma essendo l'osservazione impossibile per la nebbia, non si ritiene opportuno di iniziare il tiro. Ore 10:30, osservatorio (posto a monte di Cima Levante località Jacolle con collegamenti telefonici) nota ragguardevoli raggruppamenti di truppe austriache e materiali presso Anghebeni. Si inizia subito il fuoco con le batterie da 149 A di Cima Mezzogiorno e Castelberto, la prima della quale spara granate, la seconda obici. I risultati sono buoni e i raggruppamenti vengono dispersi. Ore 20. L'osservatorio segnala numerosi piccoli posti (posizioni) a linee successive di trincee del Sommai Basso, presso Raossi. Si eseguisce un tiro di aggiustamento su di esse da una sezione della batteria da 149 S di Castelberto. Si sparano 18 colpi e raggiunto l'aggiustamento si sospende il fuoco».

Malga Gasparine di dietro

Castelberto è la in lontananza, ben visibile, dai ruderi di una caserma militare vi è nato sapientemente e splendidamente un rifugio. Ora è armato di una pala eolica ma in passato era un'avanzata postazione dotata di 4 cannoni 149 G e successivamente venne rinforzata con un grosso obice da 305.

Ma tra i basamenti vi è anche dell'altro molto interessante, più antico, un cippo di confine con incisa la data 1754 riposa adagiato a terra.

un "Termine"
Non è raro imbattersi in solitarie pietre che spiccano sui prati, e che interrompono la continuità della monotona linea del filo spinato, sono i cosidetti "termini".

La linea di confine fra la Casa d'Austria e la Repubblica di Venezia, fu definita a Rovereto con il "Trattato sopra le differenze dei confini d’Ala, Avio, e Brentonico con l’alto Veronese" e fu contrassegnata sul terreno durante l'autunno del 1754.
La conseguenza del trattato di Rovereto, sottoscritto dal conte Paride di Wolckenstein a nome dell’Imperatrice Maria Teresa e dal cavaliere Francesco Morosini per conto della Repubblica di Venezia, portò dopo anni di sopralluoghi anche alla stesura di mappe dettagliate delle zone di confine e la posatura lungo tutto il confine stesso di duecento “termini” numerati da 1 a 100 sul monte Baldo e da 101 a 200 sui Lessini.

Lascio questo luogo ricco di memoria storica e ritorno ai giorni nostri dove il tempo ora è scandito dai campanacci delle mucche al pascolo. Sotto di me Malga Scortigara di Cima che decido di raggiungere per potermi poi riallacciare col sentiero 113 che sale dalla Val Bona e porta a Podesteria.

Malga Scortigara di Cima

Un tempo questa era una delle vie più utilizzate per il contrabbando di varie merci e di alimentari, era considerato uno dei tracciati più agevoli da li il nome "bona". 
L'attività di contrabbando transfrontaliero era molto diffusa, attività che divenne via via sempre più praticata dopo il primo conflitto mondiale e incentivata ancor più quando lo Stato Veneto pose il divieto di coltivazione del tabacco.
Per contrastare il fenomeno la zona era quindi presidiata e vigilata da finanzieri, al termine della leggera salita che porta a Podesteria, si può ad esempio scorgere i ruderi di quello che ne rimane di una vecchia Caserma di Finanza che presiedeva un tempo il confine da sempre interessato ad intense attività di contrabbando.

ruderi Caserma di Finanza
Podesteria
Passo per il rifugio Podesteria per una toccata e fuga perchè non ho ancora fatto colazione e il mio stomaco reclama qualcosa di caldo vista la giornata non certamente estiva.


Quanto è bella Malga Gasparine Davanti con la sua enorme pozza di abbeveraggio.

Malga Gasparine davanti
A pochi passi da essa vi scorgo pure una piccola salamandra, o meglio un tritone alpino, che veloce cerca di nascondersi nell'erba umida e che mi fa fare il contorsionista per riuscire a fotografarla in qualche modo.

tritone alpino

Va bene ti lascio in pace piccolina. Pure le marmotte che abitano Malga Gasparine, abitano nel vero senso della parola dato che alcune hanno una tana proprio all'interno,  si allarmano nel vedermi sdraiato a terra armato di reflex e cominciano a fischiare a più non posso.

Ritorno sui miei passi, mi ricollego alla strada sterrata dell'Alta Lessinia e mi dirigo ad est in direzione di San Giorgio.
Al primo bivio che troverete, a meno che non vogliate raggiungere Monte Tomba svoltiamo a sinistra e ci dirigiamo alla Pozza Morta.
La strada attraversa zone di pascolo, un cancello riporta "Attenzione Tori Vaganti",

ocio!!!

 in realtà sono più timorosi loro della nostra presenza e mentre li fotografi ti guardano un po' con fare sospetto.

Deduco che siamo a metà mattinata dato che la Lessinia comincia ad essere piuttosto trafficata da escursionisti e bikers, la pace e la tranquillità respirata fino ad ora è finita, decido per cui di accelerare il passo. 

In lontananza un gruppo folto di escursionisti sono sugli stessi miei passi dell'andata, troppo tardi ragazzi se cercate i camosci, penso se ne siano andati dopo il mio passaggio.

escursionisti in cresta

Il resto del tempo che manca a ritornare a San Giorgio è un continuo incrociare persone, che come usanza del buon "montagnaro" saluto educatamente ma delle quali buona percentuale non ricambia. 
Rifletto, proseguo a testa bassa, penso semplicemente che non siano a conoscenza di questo bon ton, del salutare anche chi non si conosce, del fatto che in montagna ci si considera tutti amici, amiamo tutti la natura, camminare, l'aria buona, i monti etc etc. Quindi mi convinco, non sono maleducati, probabilmente sono cittadini, se in città salutassi ogni sconosciuto sarei preso per pazzo, oppure sono semplicemente sempre andati al mare. 

una stalla presso San Nazaro

Alzo gli occhi, un ultimo sguardo alla malga e alla stalla di San Nazaro, per fortuna c'è sempre lei, la Lessinia, semplice e dolce come narra la leggenda.



Traccia in formato gpx kml

Il percorso



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