Dai Parpari agli Spiazzoi
Questo itinerario si svolge in una località della Lessinia centrale ben conosciuta dai veronesi amanti della neve perchè sede di un Centro di Fondo e sulla strada per la località sciistica di San Giorgio. L'itinerario si svolge su prati e boschi di latifoglie per un dislivello complessivo di circa 200 metri ed è percorribile in tutte le stagioni ma il maggior fascino si coglie in autunno quando i faggi si colorano di rosso.
Non è solo una camminata tra luoghi pittoreschi, ma un viaggio nel tempo, perchè i segni lasciati dall'uomo ci raccontano storie di più di mille anni fa, quando in queste zone abitava Bertoldo. un semplice ma astuto montanaro vissuto nella seconda metà del VI secolo e accolto tra il 568 e il 571 alla corte di re Alboino a Verona come giullare e consigliere.
Per chi volesse approfondire le gesta di Bertoldo può cercare l'opera scritta da Giulio Cesare Croce dal titolo "Le sottilissime astuzie di Bertoldo" o il libretto "Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno".
Ma veniamo all'itinerario vero e proprio.
Si parte dal Rifugio Dossalto, raggiungibile in auto svoltando a sinistra appena dopo la chiesetta del centro del Fondo dei Parpari.
Sul retro del rifugio c'è una fila di laste, la scavalchiamo e cominciamo a scendere verso la base dello skilift di destra oggi disattivato. Arrivati alla base dello skilift alla nostra destra possiamo vedere una solitaria stele di pietra rossa con nicchia vuota che conteneva probabilmente una immagine religiosa.
Dopo avere osservato la croce scolpita sul retro, alzando lo sguardo
verso sud ben mimetizzato tra blocchi di rosso ammonitico e cespugli, notiamo un bel riparo di pastori tutto in pietra che poteva contenere
due pastori seduti; uno analogo (un po’ più piccolo) sorge lì vicino sul
lato opposto della valletta.
I rifugi dominano la sottostante conca
dove veniva radunato il gregge di pecore nel periodo in cui anche in
Lessinia la pastorizia ovina era un’attività più diffusa rispetto ad
oggi.
Continuando la passeggiata verso il fondo della valle, lasciata
alla nostra sinistra una bella pozza d’acqua e alle spalle il baito
della malga Campo Rotondo, raggiungiamo il versante del monte
Spiazzoletta in parte ancora boscoso.
Sul versante di questo monte
notiamo subito un grande prato (il pra’ di Bertoldo) accuratamente
spietrato: un bel faggio solitario domina l’angolo a sud est. Tra le
numerose marogne di sassi si scorge un sito con dei sassi ben sagomanti e
pezzi di lastra: è quello che resta di quella che la tradizione
indicava come la “casa di Bertoldo” che sorgeva lì vicino. Vicino al
grande faggio un cumulo di sassi riempie quello che si individuava come
il “pozzo di Bertoldo”, una cisterna che raccoglieva l’acqua piovana di
un tetto. Queste vestigia erano ben riconoscibili fino a pochi anni fa.
Prima di avviarci verso la località Spiazzoi ci avviciniamo a una stele
di pietra incastrata su una roccia che si trova a una cinquantina di
metri verso est. Sotto la croce scolpita nella stele si legge che un
giovane di 25 anni morì in quel luogo il 20 marzo 1869 travolto da una
bufera di neve, mentre si recava a Giazza.
Ritorniamo nel prato di
Bertoldo e proseguendo sulla stradina che aggira il monte Spiazzoletta,
arriviamo al bel complesso architettonico degli Spiazzoi: una chiesetta
che porta la data 1855, due stalle e una antica osteria datata 1820 che
serviva da punto di ristoro fino a oltre la metà del secolo scorso per i
malghesi che risiedevano stabilmente nelle malghe nel periodo estivo.
A breve la traccia in formato gpx.
Tratto da “La Lessinia ieri, oggi, domani” n. 27
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