Busoni: Squarci di vita da soldati nel buio delle gallerie

tratto da L'Arena del 18/07/2012 , articolo scritto da B.P.   Vai all'articolo

Nei «busoni» di cima Borghetto Anderloni ha fatto tornare in vita chi ha combattuto in guerra.

L´attore e regista ha mostrato l´umiliazione dell´uomo, l´impoverimento fisico e mentale nel periodo bellico.

La Grande Guerra. Già, la grande guerra! 
Strade e piazze intitolate a comandanti e generali che non hanno esitato a sparare su giovani che, a loro dire, avevano mancato di rispetto, hotel e caffè in cui racconti e retorica non avevano nulla a che fare con la realtà, proclami che tradivano i pensieri. 

Una guerra grande nelle falsità, nelle bugie propinate da giornali compiacenti, nei massacri di ragazzi che, se non venivano uccisi dal cosiddetto nemico, venivano assassinati da chi si inorgogliva del loro sangue. Una guerra grande nelle privazioni, nei sacrifici di tanti giovani immolati, nelle condizioni miserande della vita nelle trincee e nelle gallerie affacciate sulle valli da presidiare.

Come a Sega di Ala, nella Lessinia orientale, dove l´attore e regista Alessandro Anderloni (uomo di multiforme ingegno, ama definirlo Averardo Amadio tra i fondatori del Wwf Italia e da sempre impegnato sul fronte dell´ambientalismo intelligente) ha proposto alcuni squarci della triste vita dei soldati proprio nel buio di una galleria illuminata dalle fioche luci delle torce elettriche.
Un incontro voluto da Francesco Benedetti, lessinico doc e talmente innamorato della sua Fosse da definirla con giusto orgoglio la Katmandu della Lessinia ricordando quando, proprio a Fosse, gli speleologi si rifornivano di tutto il necessario per le loro spedizioni alla Spluga della Preta.

Nei «busoni» di cima Borghetto, le parole di Anderloni sono risuonate come colpi di mortaio destinati a colpire la visione tradizionale di una guerra che di grande ha solo l´umiliazione dell´uomo, il suo impoverimento fisico e mentale. Così nelle ben conservate gallerie che testimoniano tante nefandezze e trasudano di voci ormai sepolte, di ordini mai capiti, di assalti verso una morte certa, si è reso omaggio a chi le aveva subite intonando anche «Monte Canino», una delle più commoventi canzoni che fotografa il disagio della vita militare con il suo andamento funebre e senza speranza. 

Nemmeno quella della mamma che attende invano il ritorno del figlio e che prega la «Madonina», attraverso la voce dell´avvocato poeta Bruno Castelletti, di poterlo tenere almeno sulle ginocchia. 
Una tristezza infinita accompagnata dal rombo lontano di un tuono che pare quasi l´eco di una battaglia: e viene spontaneo, a Benedetti, dire «Bombardano Cortina...». 

Fuori dalle gallerie piove: nemmeno il cielo sa trattenere le sue lacrime.

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