a Cima Trappola e Castel Gaibana

Da San Giorgio a Cima Trappola passando per Passo Malera e infine salita a Castel Gaibana e ritorno.

Distanza con altitudini: 6,6 Km
Dislivello positivo: m.481
Quota massima: m. 1865
Tempo medio di percorrenza: 2 h circa escluse soste


Giretto tranquillo in fuga dalla calura padana. 

Quando Nicola nel primo pomeriggio mi manda un Whatsapp chiedendomi se ce ne andavamo a fare un giretto al fresco non ci ho pensato più di tanto a rispondergli “Sicuramente!” 
Il tempo di organizzare lo zaino e appena sono riuscito a staccare dal lavoro ci siamo trovati a San Giorgio alle 18 in punto come deciso. 
Zaino leggero, niente reflex , niente cavalletto e aggeggi vari, solo cibarie, fornelletto , qualche birra e la frontale. 

Ne è uscito un giro inedito (motivo per cui ho deciso anche di pubblicarlo), nel senso che mi sono reso conto di non aver mai raggiunto Cima Trappola salendo dal Passo Malera, solitamente percorro quel tratto in discesa perché al Trappola ci sono sempre arrivato percorrendo il Vallon oppure scendendo dal Castel Gaibana e risalendo l’ultimo pezzetto di pendio. 
Bello anche averlo percorso in questo orario con pochi escursionisti sul nostro tragitto, ben più numerosi  i camosci invece che abbiamo incontrato. 
Aria frizzantina e luce calda del tramonto. 

Inedito poi perché era da un pezzo che non bazzicavo la zona e ne è spuntato un’attrazione per me nuova, ovvero l’installazione di un obice posizionato in una delle vecchie postazioni d’artiglieria che qui erano presenti durante il conflitto WW1. 


Ma andando con ordine. 

Parcheggiato l’auto nell’ampio parcheggio di San Giorgio si comincia a salire il Valon tramite il sentiero 287 che dopo circa 15 minuti comincia a piegare verso destra per guadagnare quota sul fianco del Castel Malera e portarci così in circa mezzora al Passo Malera a quota 1722. 


Dopo una veloce pausa per goderci il panorama e la vista sulla Bella Lasta, disquisendo sulle sue orme di dinosauro, riprendiamo puntando in direzione nord. Il sentiero ben visibile risale tenendo il fianco della montagna e i resti della vecchia trincea che correva sul crinale. 


In tranquillità arriviamo in un’altra mezzoretta a Cima Trappola a 1865m, è il punto più alto di tutta la Lessinia. Un camoscio quasi sulla vetta ci guarda per nulla impaurito, anzi si è scansato dal sentiero solo quando sarò stato a non meno di 3 metri da lui. 



Impagabile la vista che si ha verso il Gruppo del Carega e curioso il fatto che da Cima Trappola non si riesca nemmeno a vederne un rifugio, fateci caso, si può scorgere solo  Malga Campobrun,  mentre il rifugio Pertica , Scalorbi e Fraccaroli restano nascosti.



Dato che ci siamo prefissati come nostra meta per la cena il Castel Gaibana, abbandoniamo Cima Trappola e imbocchiamo il sentiero che scende al Valon. 
Dopo qualche metro di discesa troviamo una brevissima deviazione che a destra conduce al vecchio cippo di confine tra Regno Lombardo Veneto e Tirolo, è il cippo n° 202 con incisa la data 1855. 


I cippi di confine sono gran parte numerati e in Lessinia troverete la numerazione che va dal 91 (ex 101) presente sulla statale 12 poco a nord di Ossenigo fino ad arrivare al n° 216 al Passo della Lora e ricalcano quello che è ora l’attuale confine provinciale tra Trento e Verona. 
Se l’argomento è di vostro  interesse vi suggerisco una letta all’ottimo libro di Laiti e Bottegal intitolato “Il confine fra la Casa d’Austria e la Repubblica di Venezia sulla Lessinia”.

Giunti al Valon la sorpresa, come l’analogo presente nei pressi di Bocca Gaibana, qui sotto ripreso in uno scatto notturno di Nicola , 
anche qua è stato posizionato un obice. Originariamente vi era una batteria di obici da 149 G puntati verso la Vallarsa mentre ora vedrete un obice da 100 mm ricalibrato in 105/22 mod 1914/61 Skoda.



Curiosa poi anche l’altra tabella illustrativa presente che spiega lo scopo di quell’accumulo di pietre presenti li vicino, non spoilero nulla e vi invito a passare così potete scoprirlo voi stessi. 

La fame comincia a sentirsi, pertanto proseguiamo, ci manca solo l’ultimo pezzo di salita che ci porta sopra al Castel Gaibana. 

Impossibile però non fermarsi prima una decina di minuti ad osservare i numerosi camosci. 



Sono loro i padroni qui delle aspre pareti rocciose a ridosso del Gaibana, e la scena che abbiamo di fronte non può che far ricordare proprio l’immagine del camoscio che ne da’ Erri De Luca nel libro “Il Peso della farfalla”: 

"Gli zoccoli del camoscio sono le quattro dita del violinista. Vanno alla cieca e non sbagliano millimetro. Schizzano su strapiombi, giocolieri in salita, acrobati in discesa, sono artisti da circo per la platea delle montagne. Gli zoccoli del camoscio appigliano l’aria. Il callo a cuscinetto fa da silenziatore quando vuole, se no l’unghia divisa in due è nacchera di flamenco. Gli zoccoli del camoscio sono quattro assi in tasca a un baro. Con loro la gravità è una variante al tema, non una legge." 

Arriviamo finalmente a Castel Gaibana e allestiamo il campo base per la serata alla terrazza panoramica.


D’altronde a mio avviso questo è l’unico posto decente per chi arriva quassù , sorvolo nel commentare il resto della zona, tra lo stato attuale di quel che rimane del rifugio Gaibana, l’impianto della seggiovia in disuso da anni e antenne varie non troverei nemmeno le parole. 

Fortunatamente invece la vista che si ha guardando verso nord fa dimenticare di cosa sta alle nostre spalle e non potete nemmeno immaginare quanto sia stato appagante bersi una birra coi colori accesi del tramonto. 


L’aria è piuttosto sferzante, il termometro del mio Garmin segna 11° gradi e ad essere onesti rimpiango di non aver messo nello zaino dei guanti leggeri, ma la zuppa di fagioli è pronta, ci pensa quella a scaldarci e dato che la pancia non è mai piena (almeno la mia) questo giro ci siamo pure concessi un bis con un risotto. 

Arriva purtroppo l’ora di partire, il sole è tramontato da un pezzo e si accendono le frontali. 
Ci aspetta la discesa,  visto il buio e il non poter rientrare troppo tardi ci resta solo l’alternativa di percorrere la pista da sci per raggiungere San Giorgio. 
Diversamente vi consiglio piuttosto di seguire il crinale dirigendovi verso ovest in direzione di Bocca Gaibana, un itinerario leggermente più largo ma sicuramente più appagante. 

Ci facciamo coraggio e varchiamo l’arco di uscita della terrazza panoramica, un passaggio vero e proprio per un altro mondo. Fortunatamente il buio nasconde il più dello scempio del Gaibana, resta solo la discesa della pista, lì le ginocchia non possono far finta di nulla e sentono ogni singolo passo, e così ricordo a Nicola che sta discesa mi sta sulle p***e farla quanto il sentiero 108 in salita delle creste del Carega :- D . 

Fortunatamente San Giorgio è li sotto, in poco meno di mezzora siamo nuovamente al parcheggio e pure stavolta si è fatto chiusura, ci sono solo le nostre 2 auto.

Traccia in formato gpx kml

Il percorso



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